Intervista a Raffaella Benetti

Le parole del silenzio, di Tiziana Galli in FNMmagazine, N°1/2013

Si sa che l’Arte è l’espressione più sublime dell’essere umano, un’emozione che prende forma filtrata dalla mente di un sapiente alchimista. Spesso, però, essa viene ritenuta lontana, inarrivabile, irraggiungibile e si perde il gusto di avvicinarla e di conoscerla. I veri capolavori hanno sempre più livelli di lettura e riescono a lasciare qualcosa a chi li avvicina anche quando non si svelano completamente nella loro interezza. Va perciò sfatato quel falso luogo comune che vuol vedere la nobiltà di una creazione artistica solo all’interno di rigidi schemi che non si lasciano minimamente penetrare. L’Arte è emozione, è comunicazione, è pensiero e soprattutto è armonia. Raffaella Benetti, una donna e un’artista di grande talento, riesce a sintetizzare perfettamente forma, arte e pensiero. Le sue opere hanno una plasticità ed un equilibrio estremamente accattivanti. Coinvolgenti. Osservandole sembra di poter ascoltare lo stesso silenzio che riempie i teatri quando si apre il sipario prima di una qualsiasi rappresentazione: quel silenzio che apre un discorso.

Raffaella, pensieri forti in forme pure e pulite; eleganza e raffinatezza caratterizzano il tuo stile. Da dove nasce la tua ispirazione?

A volte nasce spontanea, è dentro di me, a volte la cerco e rimango concentrata su cìò che voglio rappresentare finchè non ne vedo l’immagine e quell’immagine nella mente è il primo bozzetto.

Cos’è per te l’ispirazione?

L’attimo da cogliere: un pensiero,una risposta improvvisa ai perché di sempre, un’immagine che in quel momento soddisfa un bisogno di sempre.

Dietro la tua creatività c’è un grande studio antropologico che viene reso e proposto con squisita leggiadria. Cosa lo rende possibile?

Cercare, osservare, vedere il bello, la grazia, l’armonia in ciò che mi circonda è un’abitudine. Le persone che incontro , i luoghi che frequento, i libri che leggo sono la materia prima per costruire pensieri.La lettura in particolare è molto importante e ogni libro ha qualcosa che rimane legato a una struttura formale, ossia ad un’opera. Per ogni idea esiste un formato appropriato che non è inteso come misura effettiva in termini di centimetri, ma è piuttosto una dimensione legata alla visione .

Il simbolo, questo sconosciuto. Cos’è per te?

Il simbolo ha sempre suscitato in me notevole interesse, è il mezzo per dire ciò che non può essere detto altrimenti. Il simbolo rimanda sempre a qualcos’altro, in quanto esprime la presenza di qualcosa di assente o che è impossibile percepire, qualcosa la cui esistenza o conoscibilità dipendono, in qualche modo, dal simbolo stesso.

Tu mentre crei: descriviti.

Tutto ciò che è stato filtrato attraverso i sensi è già ben chiaro e presente nella mia mente, sicchè dal raccoglimento in me stessa, nelle mie riflessioni scaturisce il gesto che si cristallizza in segno. I pensieri, le parole, le immagini, il mio vissuto, tutto è decantato nella mia memoria… e poi, assecondando una necessità interiore, vengono fissati in forme ideali e in sé compiute.Cosa provo io durante tutto questo percorso? Interesse,eccitazione, curiosità, dubbio, paura, amore, voglia di giocare, forza, desiderio di armonia, di silenzio …

Cosa rende bella un’opera?

La bellezza è un concetto universale. Per me un’opera è bella se mi emoziona, quando il guardare non è solo il vedere ma un ascoltare. Quando ascoltiamo noi stessi come una voce altra e inizia il viaggio …

E cosa la rende efficace?

Credo che l’opera sia efficace quando cambia anche in modo impercettibile la realtà, lasciando un segno che prima non c’era, quando si ritrova in essa una vitalità spirituale in grado di suscitare un coinvolgimento ben più profondo, non limitato a una sensualità di superficie.

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